Domenica 28 maggio il progetto XsianiXnoi, giunto alla sua tredicesima edizione, si conclude a Recanati con una giornata di spettacoli, esito dei tanti laboratori realizzati in città dal Comune di Recanati e dall’AMAT.

 

“Anche quest’anno XsianiXnoi ha riscosso un grande entusiasmo da parte di tutti i partecipanti ai diversi laboratori creativi. – Ha dichiarato l’assessora alle Culture Rita SoccioQuesto progetto, che coinvolge le scuole cittadine di ogni ordine e grado ma anche di adulti attraverso il laboratorio teatrale, rappresenta una preziosa opportunità per stimolare la creatività, favorire la crescita personale e rafforzare la socialità, promuovendo al contempo l’inclusione sociale. XsianiXnoi si inserisce nel contesto del welfare culturale, riconoscendo il valore intrinseco della cultura e delle attività artistiche come azioni di benessere per tutta la nostra comunità.”

 

Ad aprire la ricca giornata di appuntamenti in Piazza Leopardi gli studenti delle scuole primarie Badaloni e Gigli mostreranno l’esito del laboratorio condotto da Davide Calvaresi della compagnia 7-8 chili dal titolo Come cambiare il mondo? Le avventure di Patapum, storia del piccolo cane alle prese con un mondo sempre più inquinato, scritta e disegnata dai bambini e dalle bambine delle classi II III e IV. La storia si ascolterà camminando in gruppi di 30 persone alle ore 15, 15.30, 16 e 16.30. 

Dalle ore 17 ci si sposta al Teatro Persiani con gli studenti degli Istituti Comprensivi Badaloni e Gigli e Infiniti mondi a cura di Lorenzo Bastianelli, una storia che parla di amore, scoperta, desideri, pentimento e verità dove tutto assume una tale verità da accadere con tutta la sua forza sul palcoscenico.

Alle ore 18 gli studenti dell’IIS Mattei mostrano il lavoro sviluppato nel laboratorio condotto da Giacomo Lilliù Potache Farouche. Alfred Jarry fu uno scrittore e drammaturgo che visse (poco, 34 anni) nella Francia a cavallo tra il diciannovesimo e il ventesimo secolo. E proprio in francese ci sono due vocaboli, difficilmente traducibili, che descrivono la sua figura perfettamente: potache, termine che indica lo scolaro adolescente e il suo universo, un tumulto di volgarità, insubordinazione, confusione, e spesso di creatività; e farouche, aggettivo in cui si mescolano i significati di selvatico, feroce, indomabile, ma anche di imbronciato, ritroso, timido. L’invenzione che consacrò Jarry, e che lo rese un precursore universalmente riconosciuto di tutte le avanguardie che a breve lo avrebbero seguito, fu il dramma Ubu Re e il suo protagonista Padre Ubu. “Ci siamo avvicinati a Jarry e alla sua creatura – raccontano i protagonisti del laboratorio – perché fu proprio tra i banchi del liceo che Padre Ubu prese forma. Da qui siamo partiti per tracciare questo bozzetto biografico e chiederci: cosa rimane degli anni delle superiori? Davvero cambia tutto quando si supera l’esame di maturità? O, come Jarry, si può essere potaches farouches anche se la scuola è finita?”.

Ultimo appuntamento alle ore 21 con Paesaggio con figure vol. 2 di Sonia Antinori. Dopo l’esperienza dello scorso anno, che ha messo alla prova il gruppo di adulti nella creazione di brevi testi che gli stessi autori hanno poi interpretato sul palco, i partecipanti si sono cimentati con un percorso di drammaturgia e scrittura scenica. In questa edizione il tema prescelto è stato quello del tempo. “Come abbiamo trascorso e come trascorriamo il nostro tempo?” “Come è cambiato il nostro rapporto con il tempo?” La suggestione che ha condotto a questo argomento è senz’altro scaturita dall’esperienza della pandemia, che si va però a incrociare con la percezione modificata dalla vita che passa.

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