Parte dall’amore di Michelangelo Buonarroti la fama della Casciotta d’Urbino Dop, piccolo gioiello caseario marchigiano che racchiude in sé un passato secolare; la caparbietà di piccoli, grandi produttori; uno strano – e unico – nome.
Sarà per questo fascino e bontà che ancora oggi è al centro di eventi importantissimi, dal Vinitaly al Sana, mentre in questi giorni si prepara per la 58^ Fiera Nazionale del Tartufo Bianco di Acqualagna, sabato 11 novembre alle ore 18 cooking show di Giuseppe Portanova, per la ricetta che la vedrà legarsi a un’altra eccellenza, il Tartufo Bianco di Acqualagna. Ricetta: Animella di vitello alla brace, cicoria ripassata, casciotta d’Urbino e tartufo bianco di Acqualagna. Abbinamento piatto-vino a cura di Istituto Marchigiano Tutela Vini. Tartufo offerto da Le Trifole. (Costo 20 euro – info e prenotazioni 334 2526561). Sarà previsto anche un intervento di Paolo Cesaretti, coordinatore del Consorzio della Casciotta d’Urbino Dop. Sommelier Otello Renzi.
La Casciotta è inoltre sempre al centro delle più importanti trasmissioni televisive nazionali e internazionali. Le ultime in ordine di tempo sono state, Top programma di Rai Due, che l’ha vista fondersi in un piatto gustosissimo con il tartufo bianco di Acqualagna (in onda il 25 novembre) e Linea Verde Rai1, puntata andata in onda domenica con quasi 3 milioni di spettatori, che ha raccontato l’intera filiera, partendo dalla voce di uno dei produttori del territorio, Pietro Serra e l’impegno di tutela e di promozione del Consorzio di Tutela Casciotta d’Urbino Dop, attraverso le parole del coordinatore Paolo Cesaretti.
“La Casciotta d’Urbino è tra i formaggi tipici più antichi dello Stivale – racconta Paolo Cesaretti – le sue origini risalgono al ‘500 – nasce da una miscela di latte ovino (70-80%) e di latte vaccino (20-30%). Il suo è un nome sui generis: spicca per la sua “strana” lettera S. Una storpiatura che, si dice, sia dovuta a un errore di trascrizione di un impiegato ministeriale e che la differenzia dai formaggi che, come lei, derivano il loro termine identificativo dall’antico cascio”.
Ed è proprio nel ‘500 che inizia la storia di una lunga passione tra il grande Michelangelo e la Casciotta. Questo formaggio era amatissimo dall’artista che aveva terreni a Casteldurante, l’attuale Urbania, piccolo borgo incastonato nell’entroterra della provincia di Pesaro e Urbino. Si narra che, per garantirsi un’abbondante scorta di Casciotta mentre era impegnato con la Piazza del Campidoglio e con la Basilica di San Pietro in Vaticano e la sua Cupola, Michelangelo avrebbe fatto affittare, (come risulta da un atto notarile del 12 febbraio 1554), tre poderi con casa e terreno a Casteldurante dal suo domestico e più stretto collaboratore, nativo proprio della cittadina, Francesco Amatori, detto l’Urbino. È da questa figura, e non com’è più facile pensare, dalla vicina città rinascimentale di Urbino, che prende il nome la DOP.