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Relazioni sbagliate: come uscire dal tunnel scoprendo nuovi e funzionali orizzonti. L’intervista di Freddie.
D: L’ospite del giorno è la dottoressa Lucia Zamponi.
R: Buongiorno Freddie,oggi parliamo delle relazioni sbagliate, abbiamo introdotto questo tema, mi sono state fatte delle domande che io utilizzerò, infatti ringrazio, chi appunto me l’ha poste per introdurre e sviscerare il tema delle relazioni sbagliate, cosa vuol dire avere ed essere in una relazione sbagliata, una nostra ascoltatrice ci scrive, come ci si accorge di essere in una relazione sbagliata di stare appunto con un partner che non è funzionale per il proprio bene? Anzitutto mi sentirei di dire che la relazione sbagliata ha un grado di patimento, di sofferenza maggiore, rispetto al grado di piacevolezza di benessere che in genere si spera, una relazione funzionale comporta quindi, nel momento in cui ci si rende conto di soffrire per la maggior parte del tempo relazionale, significa che qualcosa sta accadendo quando ho in mente una relazione perché appunto mi occupo di coppie, sono una terapeuta di coppia, quando penso alla relazione ho in mente un quadro, mi piace rappresentare con delle immagini la relazione, un quadro di due elementi, di due soggetti che sono sospesi, elevati e che trovano un equilibrio, ora l’equilibrio in una relazione è fatto di complementarietà, cosa vuol dire che ovviamente non ci dovrebbe essere un dislivello una parte che eccessivamente dà e l’altra che eccessivamente prende, quindi nel momento in cui si ha un equilibrio significa che siamo di fronte ad una relazione funzionale nel momento in cui una delle due parti inizia ad avere un ruolo di iper responsabilità, iper accudimento, di iper sacrificio, significa che ciò che si sta dando è maggiore rispetto a quello che si sta prendendo, e perché accade questo? Perché come ripeto, è lo schema delle relazioni sbagliate, cioè esco da una relazione sbagliata e disfunzionale e mi rimetto in un’altra perché non hai capito dalla prima, diciamo che la comprensione potrebbe starci ma c’è uno schema, Freud lo chiama la “coazione a ripetere”, c’è uno schema un cognitivo, ma anche un emotivo che ci porta alla scelta del partner disfunzionale, perché questo anzitutto potrebbe essere riconducibile al momento sbagliato, al momento in cui si vuole intraprendere una relazione quando si è affamati, amo pronunciare questa frase perché è piuttosto esemplificativa quando si è affamati si fa dei pessimi acquisti, cosa vuol dire che se io ho un bisogno endemico, una necessità, un vuoto e vado alla ricerca di qualcuno a prescindere dalla relazione, aggrappandomi all’oggetto relazionale senza chiedermi se effettivamente quella relazione mi fa bene, e questo è un rischio perché mi metto all’interno di un circolo non sempre funzionale, per me, nel momento in cui mi rendo conto nella maggior parte dei casi, non si è consapevoli, ma nel momento in cui ci si rende conto, il bisogno di avere la persona a prescindere, da qua è maggiore rispetto all’essere soli, quindi la solitudine viene concepita come un vuoto e non come una una una completezza di sè stessi, quindi quello che dico io faccio collezione di casi umani, esattamente probabilmente nella clinica noi diciamo appunto per me che faccio questo mestiere ed altri miei colleghi è qualcosa di particolarmente frequente, lasciare ed uscire da una relazione tossica diciamo sbagliato disfunzionale, e di intraprenderne una nuova, uno perché non si ha la consapevolezza dei propri meccanismi e processi interiori, due perché si ha bisogno del caos del patimento della crisi, per sentirsi utili e riconosciuti ma questo dipende sicuramente o quasi sicuramente da uno schema infantile che si va a ripetere a perpetuare nell’età adulta. E parlavamo del complesso del Redentore mentre eravamo in in pausa, mi chiedevi se effettivamente c’è una predisposizione a eh incapsularsi nelle relazioni disfunzionali.
D: Ma come faccio a trovarle tutte/i?
R: Allora diciamo che io dico sempre che chi entra trova la porta aperta, e chi ha potere qualcuno che lo concede il potere, dunque è la relazione, è sempre una un gioco fra le parti e implica ovviamente la disposizione di due persone, dunque la relazione disfunzionale non ha un protagonista soltanto, ma sono due protagonisti che vanno a formulare una relazione sbagliata a definire una relazione sbagliata, ora in che cosa consiste il complesso del Redentore? Il complesso Redentore che detta così potrebbe sembrare qualcosa di positivo, ma in realtà non lo è, un conto è saper affrontare una crisi e saperla insomma sostenere ad andare oltre alla crisi, un conto è aver bisogno della crisi e per funzionare ci sono dei traumi infantili, de vuoti infantili emotivi, che proprio per non farli emergere in età adulta si sceglie di di patire nella relazione disfunzionale proprio per distogliere l’attenzione e la propria consapevolezza emotiva da ciò che si ha dall’interno, dunque creo il caos esterno per non rivolgermi a ciò che ho internamente,è una dinamica disfunzionale, uno schema che si ripete, quindi può venire insomma dalla donna, dall’uomo e viceversa, in genere la relazione funzionale è comunque copartecipata, dunque le due parti soffrono la relazione disfunzionale, ma al tempo stesso creano un legame dentro il quale stare in maniera così trincerata, stanno male, ma esattamente sono legati, perché la solitudine, come dicevo prima viene concepita non come un’esperienza di pienezza, ma come di svuotamento emotivo e di isolamento emotivo.
D: Ma lei diceva prima una cosa che arriva dall’infanzia addirittura c’è un trauma che che scatena tutto questo?
R: Allora diciamo che situazioni familiari dove protagonisti sono i conflitti, le liti o comunque l’anaffettività, il poco investimento emotivo e affettivo, porta il bambino e l’adulto poi a concepire l’amore in un modo fallato, cioè non pieno, non riconosciuto dunque diciamo che c’è la tendenza a ripetere uno schema, per quanto disfunzionale ma familiare, ciò che mi è familiare io lo vado a riproporre nell’età adulta, quindi è importante mettere una linea di confine tra ciò che è stato nel mio passato, quindi la mia infanzia, rielaborando quei lutti emotivi e quindi quei traumi emotivi per poter voltare pagina ad avere una concezione più sana, funzionale piena autentica dell’amore, cosa avviene nella persona che va a ricercare la relazione disfunzionale, che quella serena tranquilla equilibrata non appaga, cioè annoia ma la noia è dettata dalla difficoltà della paura, di una vera autenticità relazionale, di una vicinanza relazionale quindi è importante anche sapere e conoscere i propri meccanismi e sapere che cosa si vuole in una relazione ed è importante anche riconoscere la disfunzionalità per poterla poi elaborare, non è facile, di una speranza, c’è un rimedio assolutamente, c’è un rimedio, primo fra tutti essere consapevoli di avere questi meccanismi di auto boicotto, cioè il momento in cui io mi vado ad intrappolare in una relazione disfunzionale, è ovvio che mi sto autoboicottando, per quanto però ripeto disfunzionale a volte è uno schema familiare, che io conosco dai genitori quindi un genitore che non mi ha considerato che mi ha anaffettivamente coinvolto, anaffettivamente, sottolineo, ovvio che per me il partner che non mostra, non dimostra affetto per quanto disfunzionale, è familiare quindi lo vado a ricercare spesso, si dice ho trovato il mio marito uguale a mio padre che a sua volta aveva e mi ha provocato questi traumi, quindi è importantante spezzare attraverso un lavoro introspettivo di consapevolezza e rielaborazione dei vuoti emotivi quindi la speranza c’è ovviamente, prima di tutto la consapevolezza di questo processo, poi lavorare sui propri bisogni, saperli identificare, riconoscere e difendere e anche andare un pochettino ad elaborare le proprie paure dell’essere soli e contemplare la solitudine come una condizione di compimento, non di vuoto quindi donare a se stessi prima di dare agli altri. Freddie, tu mi hai chiesto ma ancora si può ogni volta incappare in una relazione sbagliata?
Perché dall’esterno, quindi, piuttosto che cercare la risposta dall’esterno è importante chiedersi qualcosa che provenga da noi, quindi la domanda è, dovrebbe essere autoriferita cioè quale meccanismo mi porta a scegliere e ad intraprendere una relazione disfunzionale, è possibile che poi la disfunzionalità io lo assaporo e la sperimento strada facendo? I primi indizi, in una in una persona funzionalmente sana scappa, invece c’è quello che o quella invece propone uno schema disfunzionale dell’infanzia, senza consapevolezza, e la crisi è una culla per non saggiare il vuoto emotivo, ferite infantili, la disfunzionalità è un altro tema, l’abbiamo detto, abbiamo poco tempo per sviscerare questo tema quindi me ne rendo conto ma è importante che si sappia che l’amore che si auto riversa dovrebbe essere preliminare al donare se stessi, questo è il momento giusto per intraprendere una relazione e porre il minimo rischio di una disfunzionalità quindi avete capito, nel senso che uno dice c’ho io devo fare l’infermiera, no tante volte infermiera, la psicologa, la terapeuta vado a fare tutti i meccanismi del mio partner perché nell’io, no la compagna la partne,r il marito deve fare il partner, il marito e la moglie e non avere un ruolo di iperesponsabilizzazione e di iper accudimento, altrimenti cambiamo i livelli di cui appunto parlavo prima, l’equilibrio che invece necessita una relazione, ora ci può stare un momento in cui un partner ha bisogno e l’altro tende la mano ma questo deve essere livellato e deve essere complementare non eccessivamente sbilanciato da una parte sola, non voglio dire se succede qualcosa in una coppia, un passo per avviare un cambiamento è riconoscere i propri meccanismi e andare in qualche modo a toccare, lo so che è molto doloroso ma necessario, a toccare quello che di traumatico è avvenuto nell’infanzia, allora naturalmente questo uno lo fa da solo ma lo fa anche con l’aiuto di un professionista, perché lo può fare un po’ da solo con un atto di consapevolezza, se non si riesce, e quando la relazione diventa altamente disfunzionale ovviamente si può chiedere aiuto.
D: Bene allora, se volete riascoltare gli interventi della dott. ssa Lucia Zamponi li troverete sulla pagina Facebook di Radio Linea numero 1, su YouTube, la dottoressa non è su Facebook, la dottoressa è su Instagram, quindi se dovete porle delle domande dovete contattarla.