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“Così è il regno di Dio”: frate Alberto Maggi commenta la parabola del seme che germina. L’intervista di Francesca Travaglini.

D: Siamo con il teologo biblista frate Alberto Maggi, il nostro teologo preferito, ben ritrovato.

R: Buona domenica Francesca.

D: Grazie anche oggi un Vangelo bellissimo, con due parabole, tu mi hai fatto scegliere quella da commentare, Io ho scelto quella del seme che germoglia.

R: E’ bello che quando Gesù deve parlare di realtà profonde, non lo fa con un linguaggio filosofico, teologico e neanche religioso, ma prendi immagini che tutti possono capire e che riguardano il ciclo della natura, non è cultura agricola, lo capivano e lui infatti, Gesù al capitolo quarto di Marco, al versetto 26, dice che il regno di Dio è come un uomo che getta il seme sulla terra, dorma, si alzi di notte, di giorno, il seme germoglia e cresce senza che egli sappia come e anzitutto questo seme afferma, Gesù viene agitato sulla terra cioè il messaggio destinato a tutta l’umanità, la proposta di pienezza di vita, non si chiude nelle frontiere di un popolo, ma si rivolge a tutte le genti, quale espressione dell’amore universale di Dio, l’attività dell’uomo rispetto al seme è soltanto quella di citarlo, poi la sua vita continua dice Gesù, dorma, si alza non deve preoccuparsi di altro e soprattutto questo pericoloso, senza intervenire per niente nel processo di crescita, sapendo che sarebbe nocivo farlo, anzi ogni controllo potrebbe essere fatale per il germoglio perché ogni persona è diversa, ogni persona c’ha la sua storia, c’ha i suoi tempi e pretendere che lo stesso annunzio porti lo stesso frutto nelle persone e andare a controllare può essere dannoso quando si getta un seme nei vasi in uso, dopo un po’ germoglia nell’altro, quindi ogni controllo della vita spirituale della crescita degli altri è tremendo, perché l’assimilazione di questo messaggio è un processo intimo e personale che richiede tempo un processo, lo ripeto nel quale nessuno può permettersi di intervenire, ogni intervento può soltanto produrre danno ma quello che Gesù garantisce che l’uomo è il messaggio, è la buona notizia, il Vangelo sono fatti l’uno per l’altro, se non si incontrano restano sterili, ma quando l’uomo fa il suo il messaggio, si fonde si identifica con esso, ed entrambi diventano una sola cosa, e questa identificazione porta l’uomo a sviluppare tutte le sue potenzialità, garantendo così la crescita, la maturazione, la parola si fa uomo e l’uomo si fa parola e l’impegno dell’uomo a portare frutto ottiene un risultato che supera le sue capacità, l’accoglienza del messaggio di Gesù, non solo sviluppa le potenzialità dell’uomo, ma gli viene comunicata una nuova forza, poi l’esempio di Gesù termina con l’immagine della falce della mietitrice natura, in passato un’interpretazione negativa, la Falce come segno di morte, ha gettato una luce sinistra a questo brano, ma chi è vissuto in aree contadine, in aree agricole, ricorda che la festa più grande di tutto l’anno, era la mietitura e poi la trebbiatura, si radunavano tutti gli amici, tutti vicini, era immagine di festa anche nella Bibbia la mietitura, c’è il salmo 126, allora questo Gesù vuol dire che portare al massimo tutte le sue potenzialità, non è frutto di sacrifici di penose rinunce, ma è una gioia crescente, traboccante, che poi si dona anche agli altri.

D: Benissimo, allora se volete approfondire il pensiero di Frate Alberto Maggi leggete i suoi libri, grazie mille a domenica prossima.

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