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Fauni, fontana delle 13 cannelle e falò sacri: “Storie e leggende marchigiane” con Leonardo Bedini. L’intervista di Francesca Travaglini.

D: Torniamo a collegarci con lui, Leonardo Bedini e le sue storie leggende marchigiane, ciao ben ritrovato.

R: Ciao Francesca, ciao a tutti.

D: Dalla settimana scorsa dalle Isole Shetland siamo tornati nelle Marche e di cosa parliamo oggi, non ho mica capito dalle tue anticipazioni social, ho visto un fauno.

R: Esatto, oggi parliamo di Ancona, si può ammirare la fontana di Calamo tu dici che è la fontana di Calamo, forse la conosci meglio come Fontana delle 13 Cannelle, un monumento molto antico, di derivazione greca che fu demolito nel 1503, le pietre utilizzate per costruire il palazzo degli anziani, non ci piace la fontana però era bella e quindi fu poi rifatta, realizzata nelle forme attuali da artisti di Recanati perché la chiamano Fontana delle 13 Cannelle, perché c’ha 13 cannelle, che rappresentano altrettante maschere, vale proprio la pena abbeverarsi a questa fonte che riceve l’acqua dall’acquedotto cittadino, nell’antichità invece si riforniva da una cisterna, che si può ancora visitare, che riceveva l’acqua niente meno che dall’acquedotto del monte Conero, fa parte del folklore della tradizione locale il rito di bere l’acqua, perché è un auspicio per tornare nella città, la leggenda dice che se dalla fontana berrai, ad Ancona tornerai, però non ci siamo mai soffermati a guardarle, raffigurano satiri e fauni, ma nelle marche la figura del fauno non c’è, e forse c’è, vi ho parlato di questa tradizione di dare fuoco alle navi per esorcizzare spettri del passato e poi intorno a questo grande fuoco festeggiare con musica balli e bevute, noi siamo così lontani da questa tradizione sperduta, nel Mare del Nord, direi di no perché noi sappiamo bene cosa sono i focaracci, ne ho già accennato parlando della Santa Casa di Loreto in tutte le marche c’è questa tradizione di accendere i focaracci, detti anche focarò, per rischiarare il cammino della Santa Casa, la gente si riunisce intorno a questi grandi fuochi per un momento conviviale, che di solito è accompagnato da musica, stornelli, organetti, magari buon cibo alla brace, caldarroste, vin broulé, tutto questo arriva dalla Santa Casa di Loreto, è così recente perché si accendono i fuochi è nel non saper rispondere a questa domanda che secondo me abbiamo dimenticato il nostro passato e io sono qui per due motivi ricordare le cose e fare lo stupido, quindi la tradizione ha origini pagane antichissime, il termine focaroni è una contrattura di faoni, infatti in umbro, focaracci si chiamano ancora i faonio,  i fauni che erano secondo la mitologia romana divinità minori, molto simili ai Satiri più comunemente ricordati come compagni delle fate, i fauni avevano un corpo umano solitamente atletico e zampe di capra, noi abbiamo le fate caprine, quindi avevamo le mogli, come le fate caprine, i fauni sono esattamente quello, protettori dei campi e dei greggi, difendevano i raccolti dalle intemperie e dagli animali, dai lupi, spesso venivano rappresentati i fauni con il flauto che suonavano, il flauto perché la leggenda dice che i fauni donassero la musica agli uomini, come le fate caprine hanno donato ai contadini il saltarello, l’accensione del fuoco è un simbolo di forza di vita, di gioia e quindi aveva lo scopo di attirare queste divinità intorno a questo fuoco per festeggiare, soprattutto, in vista dei primi freddi per esorcizzare questo arrivo di inverno gelido, dal nord l’arrivo dell’inverno gelido, dal nord potrebbe essere un sinonimo come un altro per definire le invasioni vichinghe, abbiamo fatto un giro lunghissimo, siamo partiti da Ancona, siamo arrivati in Nord Europa passando per Loreto e siamo ritornati nelle Marche, per scoprire che tutte le nostre radici sono in qualche modo collegate, grazie a momenti storici che noi dimentichiamo come l’impero romano, si sono in qualche modo conosciute, collegate le invasioni barbariche che le abbiamo avute anche noi, sono state portate queste cose, noi ci siamo dimenticati e viviamo di tradizioni a volte molto recenti dimenticando quelle più antiche, queste cose le scopri solo se, io la mia l’ho detta, voi dite la vostra, ma secondo me ogni storia importante per più piccolissima che sia bella.

D: Bellissima, un’altra storia e leggenda, più leggenda diciamo che storia Marchigiana, svelata insieme e grazie al nostro Leonardo Bedini le sue storie e leggende tornano mercoledì prossimo.

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