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Cos’è il regno di Dio? Tempeste, sfiducia e imposizione del pensiero: Fr. Alberto Maggi, teologo biblista, commenta il Vangelo del giorno. L’intervista di Francesca Travaglini.
D: Con il nostro teologo biblista preferito frate Alberto Maggi, ben ritrovato.
R: Buona domenica Francesca cara, oggi un Vangelo veramente bellissimo che parla di questa tempesta, è attualissimo, è che Gesù cerca di far capire ai discepoli ma non ci riesce, cos’è il Regno di Dio, perché loro c’hanno in testa il regno di Israele, il defunto regno di Israele e loro pensano che Gesù, quale Messia lo venga a restaurare, il regno di Israele è finito, Gesù parla del regno di Dio, cioè la dimensione universale dell’amore del padre che arriva a tutti, amore universale si intende non soltanto per l’estensione che è ovunque, ma per la qualità, per tutti e loro non ne vogliono sapere, Gesù parla di piccolezza e loro pensano alla grandezza, Gesù parla di servizio e loro pensano al dominio e Gesù ha appena parlato loro del regno di Dio, facendo l’esempio della pianta della senape che nel momento del massimo splendore è una pianta nell’orto di casa, in cima a un monte come pensava il profeta Ezechiele qualcosa di straordinario niente da fare e comunque Gesù da nel Vangelo di oggi al capitolo 4 di Marco versetto 35, chiede passiamo all’altra riva, allora c’è da chiedersi ma è possibile mai che ogni volta che Gesù dice ai discepoli passiamo all’altra riva per l’altra riva, cosa si intende il lago di Galilea, la riva Ovest apparteneva alla Galilea a con Tiberia de Cafaro la riva est c’erano i paesi pagani, quindi andiamo all’altra riva significa andare verso i pagani, ma è possibile che ogni volta che Gesù dice andiamo all’altra riva si scatena sempre una tempesta, non c’era il meteo però un’occhiata alle nuvole per sapere se si poteva fare, perché si scatena una tempesta, cos’è questa tempesta è lo spirito dei discepoli che non hanno nessuna intenzione di andare a portare la buona notizia anche ai popoli pagani, loro ritengono di essere il popolo, di avere la supremazia e non intendono avere niente a che fare con i pagani, se non dominarli sottomettersi e appropriarsi delle loro ricchezze, ecco perché scoppia questa tempesta che riguarda però soltanto i discepoli, infatti se leggiamo il racconto, sembra strano, l’evangelista dice che ci sono le onde che si rovesciano sulla barca tanto che ormai sera piena e Gesù dorme tranquillo su un cuscino a poppa, come si fa a dormire con una barca sballottata da una tempesta, perché la tempesta non riguarda lui, la tempesta è lo spirito dei discepoli, allora Gesù deve intervenire, sgrida il mare, il vento, con le stesse parole con le quali libera le persone dagli spiriti impuri, spiriti impuri sono ideologie che impediscono e rendono refrattaria al messaggio di Gesù e sono i discepoli che hanno assimilato questo spirito impuro e finalmente c’è la grande bonaccia, ma la conclusione è drammatica, che i discepoli si rendono conto che non capiscono nulla, dicono chi è dunque costui che anche il vento e il mare gli ubbidiscono, perché il vento e il mare ubbidiscono soltanto a Dio, che un uomo potesse avere la condizione Divina per loro era impossibile, allora la finale drammatica ironica del vangelo di Marco è che quello che non hanno capito i discepoli, che stavano con lui giorno e notte, quello che non hanno capito i familiari più stretti, quello che non ha capito il popolo, chi sarà proprio quelli dove loro non volevano andare i pagani, sarà un centurione pagano al momento della crocifissione che dirà costui era veramente il figlio di Dio, allora l’evangelista ci dà un’indicazione, attenti più si è lontani dall’ambiente religioso e più si percepisce la realtà e le verità Divine, quando si è immersi in un contesto religioso si è refratario, questo è molto interessante, ma anche tornando un po’ all’inizio, il fatto di voler quasi imporre il regno di Dio, un po’ ce l’abbiamo avuto storicamente, anche nella storia della chiesa cattolica, all’inizio soprattutto della predicazione questo inculcare alle altre culture il nostro pensiero, ma infatti non si tratta del regno di Dio è tuttaltro, un conto la monarchia con la quale il pontificato si è identificato, purtroppo per secoli abbiamo il Papa, il regno di Dio è un’altra cosa, per regno di Dio si intende che Dio stesso governa gli uomini e come governa Dio gli uomini non emanando leggi che gli uomini devono osservare, ma comunicando loro il suo amore che è incondizionato, un amore che non riguarda i meriti delle persone ma i loro bisogni, questo si intende per regno di Dio e noi dobbiamo essere coloro che portano avanti questo regno, far sentire ogni persona qualunque sia la sua situazione che Dio lo ama così com’è, questo è il regno di Dio.