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La fontanina di Camerano: “Storie e leggende marchigiane” con Leonardo Bedini. L’intervista di Francesca Travaglini.

D: Storie e leggende partigiane di e con Leonardo Bedini, oggi si festeggia raccontando una leggenda particolare, che ho letto sui social dalle tue anticipazioni, condividiamo con la Sardegna giusto?

R: Sì esatto, allora in Italia il più piccolo borgo ha comunque una sua storia lo sappiamo bene, è la nostra caratteristica in alcuni casi è sconosciuta, spesso le vicende dei piccoli paesi si basano su prove storiche, su racconti orali, tramandati dagli anziani e questo fa sì che il confine tra realtà e leggenda sia sempre più sottile con il passare delle generazioni, questo è il caso della leggenda di oggi, che riguarda le fontanine di Camerano, cioè allora la fontanina o fonte vecchia, come molti la chiamavano, è una sorgente che fornisce acqua ininterrottamente di vena da sempre a Camerano prima che venisse realizzato il primo acquidotto a Camerano, era l’unico modo per attingere acqua, disponibile per gli abitanti del paese quindi fino al secolo scorso, la Fontanina era il centro della vita cittadina perché era un luogo di ritrovo molto frequentato dalle donne che andavano a lavare i capi con le brocche, con le vasche laterali, che ancora oggi sono rimaste a sinistra di quella fonte e un po’ di tutte le fonti che vediamo in giro per i paesi ci andavano le donne, perché non sia mai che gli uomini si lavavano i panni da soli, è uno stereotipo sugli uomini l’ho detto Per pareggiare con con lo stereotipo femminile, che dico tra poco, perché la storia racconta che essendo tutte donne alle fontanine si potevano ascoltare tutti i pettegolezzi di tutti i paesani, ma non solo, in questi posti si tramandavano proprio questi racconti orali che sono poi arrivati fino a noi e vale per tutta Italia, figuriamoci per la fontanina di Camerano, queste fontanine però a Camerano hanno qualcosa di particolare che le rende uniche, cioè le donne andavano alla fonte verso sera perché così era meno affollata e anche perché le ore del giorno erano dedicate a lavori più importanti, ma evitavano accuratamente di andarci dopo l’imbrunire perché la sera, soprattutto nel periodo che va da ottobre a gennaio, c’era un certo timore a frequentare le fontanine, perché si narra che al tramontare del sole sia stata avvistata nei dintorni della fontana una strana figura femminile, ovviamente bellissima, non si però oltre a essere bella, non si sa se era benefica o malefica, nel dubbio si andava cauti, la leggenda dice che vicino alla sorgente si aggirerebbe la Gianal il fantasma di una ragazza uccisa nei pressi della fonte dal marito per motivi di gelosia e adesso il suo spirito vaga in pena perenne nei pressi della fontanina, nel corso dei secoli però la cosa è mutata, alcune persone hanno sostenuto di aver visto lo spettro di questa donna fluttuare sulla sorgente, altri l’hanno sentita urlare dall’oscurità delle grotte, altri la descrivono invece proprio come come una fata, le leggende non riescono definitivamente a spiegare la natura di questa presenza, non si sa se è buona, se è cattiva, di certo in un certo modo protegge la fontanina di Camerano, tanto che in maniera informale la fontanina è chiamata la casa della Giana ed è qui che la curiosità mi ha spinto a cercare oltre, perché c’è un’assonanza tra la Giana ed il termine di Las gianas, che è una fata presente nelle tradizioni millenarie dell’isola, le gianas in Sardegna sono un piccolo popolo minuto alto poco più di un palmo, vestono di rosso vivo e secondo certe leggende vivevano in cima o dentro ai Nuraghe, si dice che siano molto belle, qualcuno le chiama fate, qualcuno streghe, ma sono tutte e due le cose, sono creature schive ma benevole, che davano una mano a chiunque, principalmente ai bambini, ma se gli veniva fatto un torto le guardavi in viso, apriti cielo, diventavano esseri cattivi, vendicativi e crudeli, proprio come la Giana di Camerano e se non bastasse le sepolture prenuragiche in Sardegna, si chiamano sai come Domus de janas, casa della gianas, proprio come la fontanina di Camerano, si intravede ancora una volta una mitologia comune mediterranea, magari trovando altri collegamenti, addirittura europea, vuol dire che più si scava e più i confini sono sottili, siamo noi che li spezziamo e tiriamo sui muri ma io dico ma con tutto quello che costa i materiali come te ne va.

D: Quindi grazie mille, appuntamento con questa rubrica a mercoledì prossimo.

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