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Con Leonardo Bedini in “Storie e leggende marchigiane” esploriamo il gioco della RUZZOLA! L’intervista di Francesca Travaglini.
D: Noi più che ‘’nightmares’’ parliamo di sogni di storie e leggende marchigiane con il nostro Leonardo Bedini. Ciao, ben ritrovato.
R: Ciao. Oggi andiamo sulla storia e sulla tradizione.
D: E che cosa ci raccontiamo?
R: Di una tradizione antica fatta a quanto pare inaspettatamente di gioco d’azzardo, pericolo pubblico, rischio per la salute, ma soprattutto formaggio. Parliamo della ruzzola!
D: Ah… la ruzzola, bellissima
R: Paura eh pensavi che parlavo gioco d’ azzardo? Tutto nasce dalla mia ragazza che l’altra sera mi parla di un chiaro ricordo suo di strade chiuse per improvvisata gente che giocava ‘’a formaggio’’. Allora mi sono documentato il lancio della ruzzola o ruzzolone è un gioco tradizionale antichissimo, molto praticato qui nelle Marche fino a metà del secolo scorso, protagoniste assolute le forme di formaggio che ora sono diventate un più pratico disco di legno. Come funziona? La ruzzola è un punto, un disco e con un di diametro molto variabile in base al regolamento, e consiste nell’ avvolgere lo spago intorno al disco e lanciarlo (o al formaggio) trattenendo un capo in modo da fargli una una velocissima rotazione. Lo scopo è di far giungere il più lontano possibile la ruzzola con un numero di lanci prefissato oppure col minor numero di lanci possibili fino al traguardo. Spesso addirittura un gioco di squadra come staffetta: uno lancia, poi l’altro riprende dal punto dove si è arrivato. Le gare si svolgono su campi delimitati che si chiamano ‘’treppi’’ sono fatti apposta per renderlo più movimentato perché le leggi della fisica sennò sono facili; Invece se ci metti le salite, le curve, gli ostacoli improvvisi… il gioco diventa tutto molto carino, però intuitivamente è un gioco che può arrivare a avanzare per chilometri perché il formaggio rotola e quindi ora lo si pratica, a volte, anche su strade asfaltate. Ma le origini sono antichissime, pare che nelle Marche fosse praticato fin dagli Etruschi sicuramente era già famosissimo alla fine dell’Impero Romano nel Medioevo il gioco della ruzzola era talmente diffuso da creare non pochi problemi, si chiamava ‘’giocare ad ruellas’’ e portava dei concitati litigi nella pubblica via, blocchi delle strade non previsti e non autorizzati, quindi rischio dell’incolumità delle persone, ma soprattutto gioco d’azzardo fino a proprio, pare da alcuni documenti storici, rovinare intere economie di famiglie perché all’inizio il premio finale era la forma di cacio utilizzata per il gioco. Poi siamo italiani, soprattutto Marchigiani, e piano piano la vincita diventò denaro e quindi creava un po’ di problemi, tanto che molti Statuti comunali del Medioevo la vietarono proprio accomunando la senza distinzione al gioco delle carte e al gioco dei dadi… proprio come se fosse gioco d’azzardo. Dal 500 però sto gioco continuava a essere popolare e provocava un sacco di caos quando si giocava, cioè, ma proprio altro che Ultras, animi agitatissimi, gente che si picchiava, finché la ruzzola di legno o di cacio nel 1761 è stata completamente vietata con l’eccezione del Carnevale perché è un periodo fatto apposta per sovvertire l’ordine pubblico. Però la caratteristica di essere gioco povero praticato da contadini, pastori purtroppo fu la sua sfortuna perché non si aprì mai alla nobiltà e quindi era facile vietarlo, però questa sfortuna diventa una fortuna nell’800 perché torna un interesse romantico per le tradizioni popolari… ecco che la ruzzola rinasce e non solo, si comincia anche a scriverne proprio i regolamenti per conservarne gli usi costumi e portarla fino ai giorni nostri. Ormai addirittura il CONI ne ha riconosciuto la valenza come sport e, nelle Marche, siamo spesso campioni italiani soprattutto nella zona di Corinaldo e nel Fermano. La modernità sta un po’ facendo dimenticare queste tradizioni una volta legate anche alla transumanza, figuriamoci il grande caos che creava la ruzzola e i divieti, però non siamo molto lontani… Tu immagina una partita di ruzzola un gioco di strada che si svolgeva all’aperto, improvvisato, spesso in vie poco trafficate, ma a volte molto trafficate in più persone tutti accalcati, spesso a squadre che si spostano lungo la strada a caso procedendo con una forma di formaggio che per quanto possa essere lineare fa un po’ quello che gli pare e in più un gioco amatissimo che infiamma gli animi, la gente che ci si mena tipo ultras… trasla tutto nella modernità di un paesello di una città con le macchine, con la velocità dei tempi moderni che si trova in mezzo a questi anziani che scorrere queste forme di formaggio che sembra GTA, e pensa cosa può succedere… forse non è più qualcosa relativo alle scommesse al gioco d’azzardo, ma vedi che secondo me gli animi che si infiammano sono proprio dietro l’angolo anche ai giorni nostri. Quindi speriamo che la ruzzola prenda piede perché secondo me ci sia davvero da divertirsi a fare improvvisate di ruzzola.
D: Il mio il mio sogno proibito è provarci, perché ci voglio provare, adesso senza la l’ansia di dover vincere, naturalmente senza la tifoseria… così da sola.
R: Io da piccolo una volta ci ho provato, però ero piccolo e ho lanciato la forma su un fosso è finita lì.
D: Sì, perché poi è difficilissimo… Vabbè, le lezioni di ruzzola magari le teniamo un’altra volta. Intanto io ringrazio il nostro Leonardo Bedini; le sue storie e leggende marchigiane tornano mercoledì prossimo.